RICOMPENSA ED ABITUDINE. QUAL E’ IL DESIDERIO INTRINSECO DA APPAGARE?
Quando raggiungiamo la consapevolezza di come funziona un’abitudine allora la possiamo governare e non più subire passivamente ed inconsciamente come spesso accade.
Cosa definisce un’abitudine? Il vocabolario Treccani specifica il termine abitudine con la tendenza a ripetere determinati atti, a rinnovare determinate esperienze, per lo più acquisita con la ripetizione frequente dell’atto o dell’esperienza stessa.
Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad improvvisi capovolgimenti, che hanno pervaso la sfera personale, privata e professionale di ciascuno di noi. È stato un cambiamento repentino ed imposto a cui ci siamo dovuti adattare e che ha comportato la modifica di alcune o molte nostre abitudini.
In una situazione “normale”, non condizionata, né tantomeno costretta da eventi esterni a noi stessi (come è stato con la pandemia), il cambiamento delle nostre abitudini non è sempre facile e di certo non è così veloce ed immediato. Con il tempo e l’impegno, però ogni abitudine può essere modificata o sostituita con un altro automatismo maggiormente funzionale..
Al MIT, all’Istituto di tecnologia del Massachusetts, alcuni ricercatori hanno studiato come si forma un’abitudine e cosa la mantiene tale, definendola un processo in tre fasi: composto da un segnale, successivamente si manifesta la routine a cui fa seguito una gratificazione.
In definitiva si è stabilito che il loop ha inizio con un “segnale “ossia la miccia che innesca l’abitudine stessa, che a sua volta appaga una “gratificazione”. La gratificazione o ricompensa che si vuole raggiungere proprio attraverso l’abitudine ha la funzione di soddisfare un desiderio, di cui spesso non ne siamo neppure pienamente consapevoli.
Quindi dietro ad ogni nostra routine esiste un desiderio che cerchiamo di soddisfare proprio con quella specifica abitudine.
Charles Duhigg, giornalista del New Yorker Magazine ed autore, nel suo libro “La dittatura delle abitudini”, racconta la nascita di un’abitudine e come la si alimenta.
Duhigg parte dal processo identificato dai ricercatori del MIT: segnale, abitudine, gratificazione, e sviluppa un framework suddiviso in quattro step volto a modificare l’abitudine stessa.
Riassumo brevemente i punti salienti:
PRIMO STEP “IDENTIFICA LA STRUTTURA”: una volta identificata l’abitudine occorre riconoscere il segnale che la innesca ed individuare la ricompensa, la gratificazione che inconsciamente ricerchiamo con quel gesto abitudinario.
SECONDO STEP” SPERIMENTA CON LA RICOMPENSA”: individuare quali desideri sottendono ad alcune nostre abitudini. Duhigg consiglia di sperimentare, di osservare raccogliendo dati. Ogni giorno dovremmo modificare leggermente il gesto abitudinario, cambiando in questo modo la ricompensa che otteniamo. Duhigg suggerisce di prendere appunti, come ci sentiamo, quali emozioni proviamo subito dopo aver modificato il gesto di routine. Il punto è testare differenti ricompense per individuare qual è il desiderio che dà vita all’abitudine stessa.
Facciamo un esempio:
Ogni giorno più o meno alla stessa ora, siamo soliti staccare dal lavoro e facciamo una pausa caffè. Ipotizziamo di voler diminuire la dose che assumiamo giornalmente di caffè, per una questione di salute. In questo secondo step dovremmo sostituire il caffè, ogni giorno con azioni differenti, ossia una volta mangiamo un frutto, la volta sucessiva ci fermiamo a chiacchierare con un collega, il giorno dopo ancora possiamo fare una breve passeggiata.
L’obiettivo in questa fase non è sostiuire l’abitudine piuttosto è trovare il bisogno che inconsciamente andiamo a soddisfare con la tazza di caffè. Di conseguenza analizziamo come ci sentiamo ogni volta subito dopo l’azione. Può essere che il nostro desiderio di caffè nasconda semplicemente il bisogno di socializzare, ed ecco fatto! Possiamo sostiuire il caffè con un’azione più sana per noi: mangiare un frutto e fare due chiacchiere con un collega, il bisogno di socializzare è appagato.
TERZO STEP “ISOLA IL SEGNALE”: dopo aver individuato la gratificazione ed il gesto abitudinario, dobbiamo identificare il segnale che attiva la routine ed il bisogno che cerchiamo di soddisfare.
QUARTO STEP “CREATI UN PIANO”: pianifica il segnale ed il comportamento abitudinario che appagherà il tuo desiderio riconosciuto.
Ognuno di noi ha abitudini differenti perché sono diversi i bisogni che guidano le nostre abitudini.
Possiamo concludere che sono i bisogni che alimentano le nostre abitudini. Per modificare il gesto abitudinario occorre individuare il bisogno che vogliamo soddisfare e appagarlo modificando il comportamento con una routine che può essere più funzionale e più “sana” per il contesto di riferimento in cui si palesa.
Le abitudini, i comportamenti reiterati sono rassicuranti e riducono l’incertezza. A volte è necessario cambiare, se si vuole modificare i risultati ottenuti fino a quel momento.
Il cambiamento riguarda tutti noi, i differenti ambienti lavorativi, le organizzazioni, le aziende.
Spesso accade di affrontare il tema del cambiamento durante i miei corsi, il punto focale è guidare il singolo ad individuare il bisogno che sottende a quello specifico comportamento che desideriamo modificare. Soddisfare il bisogno identificato con un comportamento, atteggiamento più efficiente.